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Una mattinata d’inverno a Ripatransone

Un giovedì anonimo può diventare interessante se incontri la persona giusta nel posto giusto.

Ho l’opportunità di conoscere STEFANO un trentenne ingegnere, musicista, appassionato di MTB con un grande cuore RIPANO! Non a caso scrivo “RIPANO” in maiuscolo, grassetto e sottolineato! Colori di casacca diversi ma stesso amore per la propria città. Io uno sfegatato offidano lui un sanguigno riparo!

Da qualche anno sta scontando il suo esilio a Milano… un lavoro che lo appassiona ma che lo tiene lontano dalla sua terra natale. Ogni volta che può si mette in auto direzione Ripatransone per restarci tutto il tempo che può.

Dopo aver parcheggiato le rispettive autovetture ci incontriamo in Piazza XX Settembre tra il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà.  Stretta di mano e subito a prendere un caffettino nel bar sotto “le logge” per caricarci di energia e cominciare il tour della città.

Con il sapore del caffè ancora in bocca ci tuffiamo nel foyer del TEATRO DEL LEONE ops scusate l’errore, volevo dire TEATRO MERCANTINI.

Il LEONE simbolo principale dello stemma araldico cittadino “poggiato” sui 5 colli che rappresentano gli altrettanti quartieri della tradizione ripana. Il più alto è il “Belvedere” mentre gli altri sono “Monte Antico”, “Capodimonte”, “Roflano” e “Agello”.

Torniamo in teatro!!! Dal foyer saliamo qualche rampa di scala ed eccoci in platea. Un gioiellino di teatro. Accese le luci l’occhio cade immediatamente sul bellissimo sipario attualmente danneggiato nell’estate del 2017 dalla mano di un disgraziato.

Ho conosciuto questo teatro nel lontano 1997-98 quando ero un giovane geometra tirocinante che seguiva la direzione lavori della sua ristrutturazione. All’epoca l’ho sempre visto “sgarrupato” e pieno di impalcature e strumentazione di lavoro. Vederlo oggi nel suo abito migliore è stato per me una grande emozione.

Mentre ero sul palco a scattare qualche foto sento chiamarmi dalla voce di Stefano che mi dice <<…vieni qua che ti faccio vedere una chicca!!!>>. Usciamo dalla platea girando subito a sinistra in direzione del pianerottolo dell’ascensore. Un pianerottolo chiuso da vetri su tre lati… davanti ai miei occhi una veduta MOZZAFIATO. La catena dei Monti Sibillini davanti …il Conero sulla mia destra… l’Abruzzo sulla sinistra. Guardando bene e nella direzione giusta siamo riusciti a vedere la parte superiore del Duomo di Fermo.

Terminata la visita in teatro ci addentriamo nel cuore della cittadina tra i vicoli di “Ripa”. Gira a destra, gira a sinistra, gira di nuovo a destra ed eccoci che arriviamo davanti al VICOLO PIÙ STRETTO D’ITALIA. Sistemo lo zaino fotografico… ritiro la pancia e giuuuuuu verso il basso… con grande successo riesco ad oltrepassarlo senza rimanere incastrato. Beh devo essere sincero con voi… non avevo fatto colazione… solo un caffè!!!

Il VICOLO, per essere ritenuto tale, deve avere delle caratteristiche ben precise… pavimentazione, percorribilità e dotato di una porta o almeno una finestra.

Scendiamo ancora più giù fino ad arrivare davanti la Chiesa dell’Immacolata detta di San Filippo… poi la Chiesa di San Michele Arcangelo e a qualche metro l’Istituto Suore Teresiane. Questi edifici visti solo esternamente in quanto al momento chiusi in attesa della verifica di agibilità post sisma.

Scendiamo ancora più in basso fino ad arrivare al Teatro delle Fonti…  un ampia gradinata circolare dotata di piazza costruita come un vero e proprio anfiteatro dalla moderna veste. La cittadina ripana in più di un’occasione ha utilizzato questa struttura per ospitare festival o concerti di un certo spessore.

La struttura prende questo nome “delle fonti” perché attaccato allo storico complesso di protezione delle risorse idriche della città. Dovrebbero risalire al XV-XVI secolo.

Proprio davanti ai nostri occhi possiamo vedere in lontananza (ma nemmeno tanto) la “Selva dei Frati” ossia una macchia boschiva dove al proprio interno nasce il QUERCUS PARK (parco avventura per grandi e piccini con funi, ponti, scale e puro divertimento).

Lasciamo “le fonti” per risalire nel centro storico dove possiamo notare numerosi orti e giardini ben curati.

Non oso immaginare la loro bellezza nella stagione primaverile o estiva.

Saliamo saliamo saliamo fino ad arrivare sul BELVEDERE della città. Di nuovo una vista MOZZAFIATO. Evito di scrivere perché non sono in grado di descrivere tale bellezza. Aggiungo qualche foto anche se ad occhio nudo è molto molto molto più bello.

Mentre continuo ad ammirare quanto di bello ho davanti agli occhi, Stefano comincia a raccontarmi del CAVALLO DI FUOCO ossia una rievocazione storica che si tiene ogni anno nel giorno dell’Ottava di Pasqua.

Perché l’Ottava di Pasqua??? Perché in quel giorno ricorre la patrona della città, la MADONNA DI SAN GIOVANNI. Il primo spettacolo pirotecnico “forse nato per errore” da un artificiere di Atri fu nel lontano 1682. Allegro e con qualche bicchiere di vino in corpo decise di continuare a festeggiare accendendo i fuochi pirotecnici che gli erano rimasti sulla groppa del suo cavallo. Diversi furono i giri di piazza che fece con il proprio cavallo animando ancora di più gli animi di tutti i partecipanti presenti. Da quel lontano 1682 tutti gli anni i vicini ripani ricordano questo festoso evento.

Forse i ripani mi uccideranno leggendo questo paragone ma voglio rischiare… il CAVALLO DI FUOCO sta ai ripani con il BOVE FINTO agli offidani. Trovo molte similitudini nell’accoglienza e convivialità.

Stefano mi raccontava che lo spettacolo pirotecnico inizia alle ore 21.00 ma il clima goliardico, ospitale e conviviale inizia già all’ora di pranzo dove in tutte le case ripane si mangia e si beve con i propri amici.

Alle 18.00 tutti alla processione della Madonna di San Giovanni e poi ad attendere (sempre in allegria e con un calice di vino) lo spettacolo finale.

Il Cavallo di Fuoco è un carro con due sole ruote (per aumentare la propria maneggevolezza tra la folla) ricoperto totalmente di fuochi d’artificio nelle varie “parti anatomiche” che ricordano le sembianze dell’animale. Viene sempre acceso dalla “coda” mentre il suo “muso” è rivolto verso la discesa… a seguire saranno accese le fiancate, la testa e i baffi.

Ogni anno esce dal suo ricovero (Museo del Cavallo di Fuoco) per poi percorrere la Circonvallazione arrivando fino al palazzo della Famiglia Bruti Liberati. Attraverserà il Corso scortato dalla Banda Cittadina sotto le note della Marcia 23 e farà un paio di giri di ricognizione prima di essere acceso. Il tutto in mezzo a migliaia e migliaia di persone festanti.

Spento l’ultimo fuoco il RIPANO DOC comincerà il COUNTDOWN per l’anno successivo.

(CONOSCO BENISSIMO LA SACRALITÀ DI QUESTI EVENTI QUINDI CHIEDO PERDONO AI RIPANI SE HO SCRITTO DELLE INESATTEZZE).

Finita la “storiella” del Cavallo di Fuoco una visita all’interno del Duomo e nella Chiesa di San Rocco ove attualmente presente un presepe realizzato da artigiani.

…si son fatte le 13,00 e non ho visto nemmeno la metà delle bellezze che questa cittadina picena offre. Lo stomaco comincia a borbottare vista l’ora di pranzo. Visti i diversi impegni pomeridiani non riuscirò a pranzare con Stefano ma non mancherà sicuramente occasione. Tornerò sicuramente a Ripatransone per vedere altre opere, monumenti e curiosità. Spero lo facciate anche voi.  NON VE NE PENTIRETE.

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